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la maschera che svela

Le maschere del nō hanno dunque la caratteristica di poter mutare espressione a comando. In questo senso corrispondono perfettamente alla funzione stessa del nō e dell’arte del periodo in cui raggiunsero la loro massima perfezione stilistica. Loro funzione è infatti quella di far affiorare passioni, brame, tensioni, attaccamenti che si celano nella psiche. Tale scopo non viene raggiunto mettendo lo spettatore di fronte a una maschera che esprima in modo definitivo lo stato d’animo da rappresentare, ma in modo da farlo progressivamente affiorare sul volto con un processo del tutto analogo a quello della vita consueta.

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Ottenere risultati di questo tipo da maschere che non posseggono parti mobili e sono realizzate con una semplificazione estrema dei tratti somatici, sembrerebbe impossibile se le nōmen non fossero presenti a testimoniare la perfezione raggiunta in questo campo dalla cultura dei sentimenti, come si potrebbe anche definire il Giappone. Ed è l’essenzialità figurativa di queste sculture a permetterne l’espressività. La mobilità psichica della maschera nō è ottenuta da una sapiente sintesi di analisi psicologica e arte plastica e l’intagliatore deve essere un conoscitore della psiche umana e in grado di rivelarne i moti con la propria arte.

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L’abilità che l’attore deve raggiungere nell’arte dell’evocazione dei sentimenti attraverso una maschera ha del portentoso. Infatti, giocando sugli effetti di rifrazione della luce sulla maschera che indossa, saprà farle assumere stati diversi, facendo sembrare che essa pianga, rida, gioisca a seconda dell’inclinazione che le farà prendere in rapporto alla fonte di illuminazione e quindi al gioco degli angoli di rifrazione che saprà ottenere.[…]

Legno dipinto Periodo Edo, museo Nezu (Tokyo)

Legno dipinto
Periodo Edo, museo Nezu (Tokyo)

tratto da Stile Giappone di Gian Carlo Calza

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Corde Shimenawa

La Shimenawa (注連縄)è una corda rituale ricavata dalla fibra della pianta di riso. Insieme alle strisce di carta a zig zag dette Gohei (御幣) è una delle decorazioni tipiche dei templi shintoisti.

In linea generale le shimekazari (l’insieme delle decorazioni con le corde) indicano la presenza di una divinità (the god is in).

Infatti si trovano all’ingresso dei templi

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oppure cingono alberi o rocce sacre

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il significato però è piuttosto sfumato e le corde vengono utilizzate anche per indicare anche i campioni di sumo (gli yokozuna) o… altri campioni come i tosa-inu.Immagine

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Questa ampiezza di significato può essere fatta risalire a due miti che riguardano la shimenawa.

Il primo mito racconta che quando Amaterasu uscì dalla grotta attratta dalla danza del dio Uzume un dio pose una corda sull’entrata della grotta in modo che la dea non potesse tornarci. Questo mito è in parte contrastante con l’uso effettivo della shimenawa (che invece vuole indicare e invitare la presenza della divinità).

C’è però un altra storia, minore, della zona di Tottori che racconta di come Susanoo, per ricambiare una gentilezza, insegnò ad un uomo come intrecciare la corda di riso e a tenderla lungo una strada per purificarla e tenerne lontano la malignità.

Ecco dunque che sacro e puro tendono a coincidere. Quindi i campioni cinti da shimenawa più che sedi di una divinità indicano la purezza della virtù e del carattere quasi divini che incarnano.

vedere anche questo interessantissimo articolo

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